Bag in Box: Wann bricht der Damm? — È giunta la svolta?

Damit keine Zweifel aufkommen: Ich plane nicht, meine Weine demnächst in anderen Behälterformen zu füllen. Aber meine Einstellung zu alternativen Verpackungsarten hat sich letztlich schon geändert. Eigentlich, das ist wichtig festzustellen, wurde der erste unvollständige Entwurf dieses Artikels bereits im Dezember 2008 geschrieben. Denn damals bin ich auf die Seite von hauswein.de gestoßen. Und das schlichte Design ihres Weinwürfels hat es mir angetan, immer noch.

Non che sorgano dubbi: non sto pensando a cambiare la tipologia dei miei contenitori. Però il mio atteggiamento circa un packaging alternativo è cambiato ultimamente. In verità, una bozza incompleta di questo articolo risala già al dicembre 2008. Allora ho scoperto hauswein.de (letteralmente: vino di casa). Il disegno sobrio del cubo mi ha colpito e mi piace tuttora.


Dass die Qualität des eigentlichen Weines sich von der Art der Verpackung abgekoppelt hat, ist inzwischen Tatsache. Natürlich, in Italien verbindet man mit Bag in Box (BIB) und Tretrapack trotz gegenteiliger Versuche (12) immer noch in erster Linie den Tavernello, den ich vor ein paar Tagen selbst verkosten durfte/musste. Der größte italienische Weinproduzent vinifiziert laut Eigenerklärung die Trauben von 6 % der nationalen Rebfläche, was meiner Schätzung nach bei den für diese Stilistik angeneommenen Hektarerträgen 10 % der italienischen Weinproduktion entsprechen dürfte.

È un dato di fatto che la qualità interiore si è ormai distaccata dalla tipologia del contenitore. Certo, in Italia nonostante qualche sforzo (1, 2) quando si nomina Bag in Box (BIB) e cartone si pensa comunemente al Tavernello che io stesso ho potuto/dovuto assaggiare qualche giorno fa. Il più grande produttore di vino italiano dice di vinificare le uve di 6 % della superficie nazionale. Ció secondo me dovrebbe corrispondere al 10 % della produzione nazionale di vino, vista la tipologia ed i rendimenti corrispondenti che suppongo.

Daneben gibt es aber international gesehen immer mehr Hersteller (1, 2, 3), welche Weine korrekter Qualität in diese Behälter, welche inzwischen alle möglichen Formen angenommen haben, abfüllen. Es bleibt also das Argument der Ästhetik und der Tradition. Nun ja, in Skandinavien — sicherlich nicht die Wiege des Weinanbaus und dessen Genusses, aber warum sollte es ihnen auf ewig verwehrt bleiben? — wo diese Behälterart ein beträchtliches Marktsegment abdeckt, ist es üblich, so las ich kürzlich, in der Küche diesen so abgefüllten Wein in Krüge oder Karaffen umzuschütten, welche dann am Tisch serviert werden. Also?

Però soprattutto a livello internazionale ci sono sempre più produttori (123) che commercializzano dei vini di qualità corretta in questi contenitori dalle forme ormai più svariate. Resta allora l’argomento dell’estetica e della tradizione. In Scandinavia, certamente non la culla della viticoltura e della cultura enoica (devono restare però fuori in eterno?) il bag in box copre un bel po‘ del mercato del vino. Lì è consueto, così ho letto, versare in cucina questo vino in caraffe che vengono portate dopo al tavolo. Quindi?

Und wie ist es mit dem Umweltaspekt, welchen CO2-Abdruck hinterlassen Bag in Box & Co? Pablo Paster rechnet uns vor, dass der so abgefüllte Wein deutlich wenige Treibgase bis zum Konsum freisetzt. Also, rational gesehen, gibt es kaum mehr Gründe, den Weinen des täglichen Konsums den Eintritt in der Bag in Box zu verwehren. Trendig ist das Produkt in den eher außerhalb der (selbsternannten) Weinbaukernzonen allemal und Spaß scheint es auch zu machen, wie man unten sehen kann. Fast so sehr wie USB Wine.

E per l’ambiente? Quale impronta ecologia lascia l’utilizzo di questa tipologia di packaging? Pablo Paster per esempio ci spiega come l’utilizzo del BIB libera meno gas responsabili del riscaldamento globale che non il vetro tradizionale. Quindi, dal punto di vista razionale non sembra che ci siano più argomenti sufficienti per impedire al vino del consumo quotidiano di entrare nel BIB. Fuori dalle regioni centrali (autoproclamate) del vino comunque questo tipo di contenitore è trendy e diverte oltrettutto come si può vedere sotto. Quasi come l‘USB Wine.

14 Gedanken zu „Bag in Box: Wann bricht der Damm? — È giunta la svolta?

  1. Gerade für die Gastro bei der Weine sehr platzsparend im Kühlschrank aufbewahrt werden müssen, bietet sich BIB an. Preiswert, stapelbar und weniger Müll-Volumen im Vergleich zu schweren Glasflaschen. Lohnenswert für Großverbraucher auf jeden Fall. Hausweine werden ohnedies in Karaffen abgefüllt und an den Tisch gebracht. Für den Privathaushalt gibt es Abfüllungen zu 3 bzw. 5L Liter. Für Familienfeiern und Gartenfeste oder im Urlaub mit Freunden sicherlich eine Überlegung wert. Für den Alltagswein bin ich hier eher kritisch. Auch wenn sich Oxidation gut reduzieren lässt, müsste man doch kontinuierlich ein paar Gläschen Wein über die Woche trinken um die Menge wegzubringen. Für mich eher unpraktisch da BIB doch einiges an Platz im Kühlschrank wegnimmt und die Flasche Wein in der Türe kaum auffällt und über Nacht neu eingekühlt werden kann. Da bevorzuge ich doch lieber Abwechslung beim Weingenuss.

    Proprio nella ristorazione, dove si devono tenere i vini in frigo senza occupare troppo spazio il BiB si presenta com soluzione. Economico, impilabile e meno volume di rifiuti in confronto alle bottiglie pesanti in vetro. Per chi consuma tanto è sempre conveniente. I vini della casa vengono in ogni caso versati in caraffe e portati in tavola. Per il consumo casalingo esistono contenitori da 3 e 5 litri. Da prendere in considerazione per feste di famiglie o in giardino o vacanze con gli amici. Per il vino quotidiano invece non sono tanto d’accordo. Anche se riusciamo a ridurre bene l’ossidazione bisognerebbe bere costantemente un paio di bicchieri in una settimana per finire il quantitativo. Per me non tanto pratico in quanto il BiB toglie un bel po‘ di spazio nel frigo mentre la bottiglia nella porta del frigo non colpisce e la si può raffreddare durante la notte. Io preferisco infatti variazione nel gustare il vino.

  2. ciao gabriele,

    concordo pienamente circa l’uso del bib come sostituzione dello sfuso di una volta.
    per me era importante ar vedere attraverso i link ai produttori che qualità del prodotto di per se e simpatia per un tipo di confezione o l’altro si sono ormai distaccate.

    quello degli etilometri è un problema vero.
    tantissima gente pensa che per restare nei limiti non può bere proprio niente.
    invece due calici durante una cena anche con i vini dai gradi alcolici odierni ci stanno benissimo.

    circa i commenti tradotti vedremo come finirà il „referendum“ tra i lettori, finora la partecipazione al polling è modesta, non so se si superirà il quorum. 😉

    a presto

  3. Buon giorno Armin.
    Qua nella terra del Tavernello 🙂 piove ininterrottamente da tre giorni, ormai per andare giù in paese mi toccherà chiamare qualche scafista…in vigna non si può andare e ho deciso quindi di scrivere un commento perchè credo di essere abbastanza esperto sull’argomento BIB.
    Io credo che il BIB possa sostituire il mercato, come lo si chiamava noi, della „damigiana“ cioè che il cliente andava presso la cantina e acquistava il vino sfuso per poi imbottigliarselo a casa; oggi gli spazi non ci sono più e i giovani non hanno più voglia di impazzire nel mettersi a fare le bottiglie in casa da soli. Il BIB è una valida alternativa e personalmente sono convinto che se l’azienda che decide di adottarlo tiene anche una buona qualità nel vino destinato a quel „packaging“ possa essere una valida alternativa alla vecchia damigiana che ormai va finendo. E‘ chiaro che non deve essere un vino da 90 punti, con 15° alcol e 40 di estratto, ma nemmeno lo scarto dello scarto. Personalmente lo vedo più come rapporto tra i „locals“ e l’azienda, magari poi, come dici tu, da lì poi si può passare alla bottiglia più impegnativa e appagante.
    Il problema però (e non so come sia la situazione in provincia di BZ) rimane il terrorismo causato dai vari etilometri che causa un vero e proprio panico. La frase più ricorrente è: „non bevo il vino perchè se mi fermano i CC mi ritirano la patente“.

    Ciao e ci si vede al Vinitaly.
    PS
    Mi spiace, ma come sai, il mio tedesco è pari a zero, altrimenti avrei scritto in entrambe le lingue in modo che i tuoi lettori di madrelingua teutonica avrebbero compreso meglio. Ho letto però che ora lo fai tu….è un’ottima iniziativa.

  4. @giampiero:
    certo che quello del proibizionismo nordico imperniato su un consumo ad oltranza il weekend e stare astemi durante la settimana non ci può essere simpatico, ti dò ragione. altrettanto vero è, e tra l’altro era quello che volevo mostrare, che la qualità del contenuto ormai si sta allontanando dall’immagine del contenitore.
    commodity o no, io vedo nel bib parallele al consumo sfuso o semisfuso di anni fa, dove „valore e identità“ erano anche in gran parte parole sconosciute per quanto riguarda la grande maggioranza dei consumatori.
    e non credi che qualcuno lassù che comincia a conoscere il vino in bib comincerà ad apprezzarlo, passando al bib versato in caraffa e poi forse a vini più impegnativi ed appaganti?
    i personalmente sono meno pessimista.
    vedremo…

  5. @clemente und hempel: danke für euer rationales feedback.
    unabängig davon, ob diese verpackunsart einem mehr oder weniger oder gar nicht gefällt, kann man praktische überlegungen anstellen und parallelen zu früheren arten des weinkonsums, der früher alltäglich aber mit größtenteils geringeren qualitätsanforderungen war, ziehen.
    mir was es wichtig zu u.a. zeigen, dass es inzwischen ernstzunehmende inhalte dieser kartonpackungen gibt.
    deshalb kann so ein wein beim umschütten in eine karaffe auch genuss mit einem kulturellen mindesnivau darstellen.
    aber wie schon eingangs erwähnt, ich bin momentan mit meinen glasflaschen zufrieden!

  6. Frueher war es auf dem Land ueblich Wein „vom Fass“ zu zapfen, was natuerlich zu starken Oxidationen fuehrte; in den roemischen „Trattorie“ in Trastevere gab es 10 l Flaschen, die umgekehrt in Kuehlschraenke mit Abzapfhahn gestellt wurden und einen herrlichen „bianco dei Castelli Romani“ spendeten (eine 10 l Flasche dauerte weniger als ein Tag und es waren bis zu 4-5 im Kuehlscharnk).
    Ein guter junger Wein in der Karaffe (am besten aus Keramik oder Ton) ist etwas lustiges.
    Heute gibt es die Bag-in-Box, die Oxidation vermeidet und gut 10-15 Tage lang den Wein nach dem Oeffnen schuetzt.
    Allerdings besteht eine Gefahr, wenn man in „buona compagnia“ ist: noch ein Glaesschen, dann „nur noch eins“ und am naechsten morgen wacht man spaet auf!
    Wichtig: min 13% Vol. und weniger als 70 mg/l SO4. Ideal 5 Liter.
    Mal sehen, wann uns unser Winzer ueberraschen wird.

  7. Schon altersmäßig gehöre ich nicht mehr zu der Generation, die mit Weincontainern am Strand herumhüpft oder ständig in den pool fällt.

    Aber zeitlos ist sicher das Bedürfnis Weintrinken als einen kultivierten Genuß zu betrachten, der auch einen bestimmten Rahmen braucht.Da passt die Weinbox für die Alltags-Trink-Weine gut herein, wenn folgende Bedingungen eingehalten werden:

    1. Die Box tritt nicht in Erscheinung, schon gar nicht auf dem Tisch
    2. Die Weinbox muss kühlschrankgerecht dimensioniert und anzapfbar sein ohne sie erst hinaus zu heben – auch an ein eigenes boxgerechtes Kühlgerat kann gedacht werden
    3. der Wein aus der Box sollte immer in eine Glakaraffe abgefüllt werden aus der bei Tisch die Gläser gefüllt werden
    4. Es kommen nur frische junge Weine infrage – bei Weiß besteht eine größere Auswahl als bei Rot.
    5. Mögliche Spezialität: Fassprobenweine in der Box.
    6. Wein ist kein Saufmittel sondern setzt doch immer eine gewisse Contenance voraus zum Hinriechen und Hinschmecken.

    – sonst lieber Cola, Bier oder ein anderes Schnellschluckgetränk hinter dem nicht die Arbeit im Weinberg steht!

    Prost!

    Andreas Gottlieb Hempel

  8. Armin, e quattro scimmie del nord che si dimenano nel video col BiB sarebbe „trendy e divertente“??
    Ora, capisco che sia alettante rifornire questa gente, la quale cerca alcol a buon mercato e spesso lo beve lontano dalla tavola… tanto vale mandargli su delle botti o addirittura delle cisterne, sì proprio dei fusti tipo birra, così ci si attaccano e sballano una buona volta.
    Poi, i loro politici continueranno a rompere le scatole col proibizionismo in tutta Europa, imponendo a noi del sud – che il vino lo associamo a una dieta alimentare – leggi stupide a dallo scarso effetto.
    Certo che il BiB inquina meno e consente di trasportarne di più a costo inferiore. Ed è anche certo che questa sia la strada più pericolosa per il vino inteso come prodotto dell’agricoltura e non una bevanda industriale a base di uva. E‘ la strada che rende il vino una commodity, una bevanda asservita a regole di volume e costo anziché valore e identità, una bevanda per scimmie inconsapevoli di quello che consumano.

  9. Mit dem Bag-in-Box habe ich gute Erfahrungen, besonders in Korsika mit hervorragenden Roséweinen.
    Sie sind im Sommer sehr praktisch und erlauben jederzeit sich ein Glas Wein aus dem Eisschrank zu holen, ohne eine Flasche oeffnen zu muessen.
    Deshalb wuerde ich mich auf einen guten Weisswein beschraenken.
    Als Rotweine in Bag-in-Box sind nur frische angebracht.
    Mittelamessige Weine werdon oft mit SO4 ueberladen, was dann zu Kopfschnerzen fuehrt.
    Last not least ist der Preis gegenueber der Flasche interessant.
    Courage.

  10. Pingback: Bag in box is in da house | enoiche illusioni

  11. Caro Armin, una cantina di mia conoscenza sta riflettendo da un anno (!!! sì, non sono dei fulmini di guerra nelle decisioni) sulla forma del contenitore per il loro vino da bag in box. L’ultima proposta era di mettere il vino in una forma cilindrica, tipo Champagne di lusso. Si vede che non c’è nemmeno una donna nel gruppo decisionale, il buon senso latita. Una donna avrebbe detto subito che una qualsiasi forma diversa da quella del parallelepipedo (tipo scatola del latte) nella dispensa e in frigo non ci sta (perchè un vino bag in box non si mette in cantina). E quindi le probabilità di successo di un packaging alternativo sono vicine allo zero. Per cosa credete che si vendano cosí bene il Tavernello o il Castellino? Solo perchè il vino è eccezionale??? 😀
    E‘ anche vero che il Italia il vino bag in box, è appunto, sinonimo di prodotto cheap, e quindi di qualità mediocre (per non dire peggio); nei paesi nordici, come giustamente fai notare tu, la cultura è diversa e ci sono delle confezioni di lusso che sembrano scatole di cioccolatini. Chissà se in Italia funzionerebbero?!

    L.

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