Gut starten — Partire bene

Oft meinen die Leute, dass hinter der nicht ganz verleugenbaren Akzeptanz unserer Weine viel Kellerarbeit bzw. Technologie stecke. Meine berufliche Vergangenheit als Weinforscher im Bereich Verfahrenstechnik deutet im ersten Moment durchaus darauf hin.

Spesso le persone pensono che dietro ad un discreto successo dei nostri vini ci stia tanto lavoro in cantina ed anche molta tecnologia. In effetti il mio passato da ricercatore enologico potrebbe portare a pensare ciò.

Aber gerade die jahrelange Auseinandersetzung mit den von uns entwickelten bzw. getesteten Verfahren hat uns immer wieder gezeigt, dass wenn die Traubenqualität ein gewisses Niveau erreicht hat, zusätzliche Technologie zu keiner merkbaren Qualitätsverbesserung führt. Deshalb habe ich für mich für eine zeitgemäße aber defensive Önologie entschieden, die Arbeit im Keller soll einzig dazu da sein, um das Qualitätspotential der Trauben optimal auszudrücken.

Però proprio il confronto durato anni con procedimenti da noi sviluppati e tecnologie testate ci ha dimostrato sempre più frequentemente il fatto che se la qualità dell’uva ha raggiunto un certo livello, l’impiego di ulteriore tecnologia non apporta un miglioramento percepibile delle caratteristiche sensoriali del vino. Per questo ho deciso di adottare un’enologia cautelativa, il lavoro in cantina deve solo servire a fare esprimere meglio il potenziale qualitativo dell’uva. 

Damit die Qualität aus dem Weinbau auch stimmt, ist eine gute Basis vonnöten, es braucht das geeignete Pflanzmaterial. Es müssen die für den Standort und den Vorstellungen des späteren Weines geeigneten Sorte-Klon-Unterlage-Kombinationen ausgesetzt werden. Dabei ist nicht zuletzt der aufrichtige Rat des Rebschulers von großer Bedeutung. Der Jungrebenlieferant unseres Vertrauens ist die Rebschule Thaler aus Tramin. Hansjörg Thaler hat uns immer mit erstklassigem Material versorgt, so stammt z.B. der Gewürztraminer Feld von 2004 gepflanzten Reben der Klone 14 LB (eine Selektion des Versuchszentrums Laimburg) und 47 (aus dem Elsass), beide sind auf der Unterlage SO$ veredelt.

Perchè la qualità sia prodotta in vigneto ci vuole una buona base, cioè barbatelle idonee. Bisogna piantare combinazioni tra vitigno, clone e portainnesto mirate all’ottenimento della tipologia voluta di vino. Non ultimo è necessario il consiglio sincero del vivaista. Il nostro fornitore di barbatelle di fiducia è il vivaio Thaler di Termeno. Hansjörg Thaler ci ha sempre fornito materiale di prima qualità. Il Gewürztraminer Feld per esempio viene prodotto da dal clone 14 LB (selezionato dal Centro sperimentale Laimburg) e dal clone 47 (di origine alsaziano), ambedue innestati sul portainnesto SO4 e piantati nel 2004.

Mit dem Aussetzen von weiteren Chardonnay-Reben am Ogeaner ist die Sortenbereinigungsarbeit inzwischen einmal abgeschlossen. Kunde der Rebschule Thaler bleibe ich aber weiterhin, denn die bestehenden, immer wertvoller werdenden alten Perglanlagen wollen gepflegt sein. Immer wieder stirbt eine Rebe zwischendurch und will ersetzt werden. „Zohnluggete“ Anlagen entsprechen gar nicht meinem Ideal.

Col piantare di altre viti di Chardonnay sull’Ogeaner i grandi lavori di risistemazione varietale sono intanto finiti. Rimango comunque cliente dei vivai Thaler in quanto i vigneti vecchi a pergola, che col passare degli anni anni diventano sempre più preziosi, hanno bisogno di cura, ci sono sempre viti da rimpiazzare. Vigneti non più completi di tutte le loro viti infatti non corrispondono per niente al mio ideale.

3 Gedanken zu „Gut starten — Partire bene

  1. Come sempre, la virtù sta nel mezzo. NON usare tecnologia in cantina comporta rischi molto seri per l’uva, anche quando questa è eccellente.
    Fidarsi SOLO della tecnologia… non renderà migliore un’uva cattiva, al massimo aiuterà a tamponare qualche problema.
    Come è scritto anche nel nostro libro „Manuale di conversazione per enoturisti“ (scusa lo spot, Armin!), „quando l’uva è buona, l’enologo in cantina può solo peggiorarla!“

    Wie immer gibt es den goldenen Mittelweg. KEINE Technik im Keller benutzen bring ernsthafte Gefahren für die Trauben mit sich, auch wenn diese hervorragend sein sollten.
    Sich NUR auf die Technik verlassen… wird schlechte Trauben nicht verbessern, maximal kann das eine oder andere Problem begrenzt werden.
    Wie es auch in unserem Buch „Manuale di conversazione per enoturisti“ (entschuldige Armin bitte die Werbeschaltung!) heißt: „Wenn die Traubenqualität gut sind, kann der Önologe im Keller sie nur verschlechtern!“

  2. Non posso che trovare motivi di interesse in questo post, Armin. La mia è stata un’esperienza relativamente modesta, ma diciamo che nei vari passaggi del mio curriculum vitivinicolo sono stato molto attento ad analizzare con freddezza gli input che mi venivano.
    Insomma, amenità a parte, non posso che condividere le sensazioni che vedo qui espresse. I buoni risultati si ottengono senza dubbio con un adeguato impiego di tecnologia in cantina. Ma questa, alla fine, risulta solo una premessa. I fondamentali, i presupposti tecnici (e passionali, se volete) stanno nella qualità delle scelte e del lavoro in vigneto. Dove alla fine ci si gioca praticamente tutto (almeno secondo me).
    Beh, qui si cerca di riflettere su quello che è la principale scelta che il viticoltore è chiamato ad effettuare: il patrimonio genetico che sarà chiamato a fornirgli la materia prima e quindi le sue sorti per i prossimi 30-50 se possibile 60 anni ed oltre. Qui l’intreccio di variabili è impressionante. Ci sono ragioni commerciali che vanno viste in prospettiva, problemi di costi, ma soprattutto questioni prettamente tecniche: clima, natura del terreno, disponibilità di acqua…, eh insomma, non si finisce più.
    Come fa trasparire bene Armin, ad oggi come facciamo a scegliere per il meglio? Le combinazioni sono tante. Non può che essere una questione di esperienza, fiuto, intuizione, fiducia in certe convinzioni piuttosto che in altre. Ed è per questo, appunto, che ti trovi a riporre la giusta fiducia nel vivaista. Lui è specializzato, un aiuto te lo dà sicuramente. Solo che non sarebbe male acquisire, come viticoltori, la piena consapevolezza delle scelte che ci troviamo a fare nelle nostre specifiche realtà…
    Nel futuro sarà possibile (ne sono certo) rapportare tra di loro in modo oggettivo espressione genica, fenotipo e contesto ambientale: le variabili saranno ancor più numerose, ma il viticoltore avrà le possibilità di analizzarle in modo organico e quindi fare scelte più consapevoli. Sarà il giusto riconoscimento del ruolo del vero protagonista del vino: il viticoltore.

    Ich kann diesen Beitrag nur als positiv empfinden, Armin. Meine Erfahrung ist relativ bescheiden, aber im Verlauf meines weinbaulichen Werdegangs habe ich immer Wert darauf gelegt, ganz kühl die Inputs zu analysieren, welche an mich herangetragen wurden.
    Ich kann die hier dargestellten Betrachtungen nur bestätigen. Gute Ergebnisse erhält man ohne Zweifel dank eines passenden Einsatz von Kellertechnologie. Das ist aber schlussendlich nur eine der Voraussetzungen. Die Basis, die technischen (und emotionalen, wenn ihr wollt) Voraussetzungen sind in der Qualität der Entscheidungen und der Arbeit im Weingarten begründet. Wo eigentlich sich alles entscheidet (zumindest m.E.).
    Gut, hier wird überlegt, was die wichtigste Entscheidung ist, welche der Weinbauer treffen muss: das genetische Erbe, welches ihm das Ausgangsmaterial für die nächsten 30 bis 50, wenn möglich 60 Jahre liefern muss und damit sein Schicksal bestimmt. Hier ist das Sichüberschneiden der Variablen beeindruckend. Es gibt kommerzielle Gründe, welche zukunftsgerichtet beurteilt werden müssen, Kostenprobleme, aber hauptsächlich auch Fragen technischer Natur. Klima, Bodenart, Wasserverfügbarkeit…, und das hört nie auf.
    So wie Armin es gut darlegt, wie sucht man heute am besten aus? Es gibt nämlich viele Kombinationen. Es kann nichts anderes sein als eine Frage von Erfahrung, Riecher, Intuition, das Vertrauen in bestimmte Überzeugungen. Und deshalb vertraut man auch dem Rebschuler. Er ist spezialisiert, er kann er einem sicherlich helfen. Nur wäre es für uns als Weinbauern nicht schlecht, wenn wir alle Entscheidungen, welche wir in unseren spezifischen Gegebenheiten zu treffen haben, bewusster machen würden.
    In Zukunft (ich bin davon überzeugt) wird es möglich sein, objektiv genetischen Ausdruck, Phänotyp und Umweltbedingungen in Bezug zu bringen. Die Variablen werden in Zukunft noch zahlreicher werden, aber der Weinbauer wird die Möglichkeit haben, sie rationaler zu analysieren und die Entscheidungen bewusster zu treffen. Es wird die verdiente Anerkennung der Rolle des wahren Hauptdarstelles in der Weinbereitung sein: die des Weinbauers.

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