Der derzeitige Witterungsverlauf bereitet mir Sorgen. Zum einen, weil die andauernden Niederschläge, zumeist in der Form von Regen, die Böden mehr als gesättigt haben und damit Staunässe verursachen sowie für längere Zeit auch die Befahrbarkeit stark einschränken. Zum anderen, weil es in diesem Winter noch nie so richtig kalt geworden ist. Schlimm genug in Bezug auf arbeitstechnische und qualtitative Aspekte, wenn dies einen verfrühten Austrieb zur Folge haben sollte. Drastischer ist jedoch die Gefahr von Spätfrösten und damit Totalausfällen, sollten die Reben wesentlich früher aus dem Winterschlaf erwachen.
L’attuale decorso meteorologico mi preoccupa. Le continue precipitazioni prevalentemente sotto forma di neve hanno saturato i terreni provocando ristagni di acqua e di conseguenza impediranno a lungo il passaggio del trattore. Ancora più preoccupante è il fatto che questo inverno non ha fatto ancora veramente freddo. Male dal punto di vista organizzativo e qualitativo se ciò provocasse un germogliamento precoce. Veramente drammatico è invece il pericolo di brinate che comportano perdite totali, se le viti si risvegliano troppo presto.
Dass es auch bei uns wärmer geworden ist, belegen die örtlichen Temperaturaufzeichnungen. Anders verhält sich hingegen die menschliche Wahrnehmung. Nach dem ersten Klimaschockjahr 2003 bemerkte ich: „Die persönliche Merkfähigkeit ist mit wenigen Ausnahmen auf die letzten paar Jahre beschränkt, Vergleiche bedienen sich zumeist des vorigen oder der letzten zwei bis fünf Jahre. Zudem lassen sich mittel- und langfristige Trends mit freiem Auge nicht erkennen, da Extremsituationen das Bild verzerren; längere Zeiträume müssen beobachtet werden.“
Le registrazioni locali delle temperature indicano senza dubbio che anche da noi fa più caldo. Diversamente però è la percezione umana. Dopo il primo anno shock 2003 circa il cambiamento climatico avevo scritto: „Per chi non è meteorologo è difficile riconoscere le tendenze del reale andamento climatico. La memoria personale si limita, con scarse eccezioni, agli ultimi anni, ed in particolare all’anno precedente o agli ultimi 2 – 5 anni. Inoltre le tendenze a medio e lungo termine non si lasciano riconoscere con facilità ad occhio nudo, poiché le situazioni estreme falsificano il quadro complessivo; è dunque fondamentale esaminare intervalli temporali di durata superiore.“
Hat es aber Extremsituationen nicht immer schon gegeben? Ich zitiere gerne Martin Schweiggel und Franz Hauser, welche in ihrem Buch Unterland, (Tappeiner Verlag 1989) von teilweise unglaublichen Begebenheiten berichten: „Nach einem extrem warmen Winter blühen 1196 im Unterland bereits im Jänner die Bäume und das Wimmen beginnt schon im Juni. In den Jahren 1355, 1364, 1699 und 1708 konnte man über die zugefrorene Etsch fahren. 1540 wurde bereits zu Jakobi (25. Juli) der neue Wein ausgeschenkt. 1579 erfroren die noch unreifen Trauben am 27. September unter einer tiefen Schneedecke. 1816 schneite es noch am 9. Mai, die Reben blühten erst im August und reiften nicht mehr ab. 1822 wurde im August schon gewimmt.“
Ma questi eventi meteorologici eccezionali non c’erano da sempre? Ci sempre volentieri gli autori Martin Schweiggel e Franz Hauser, che nel loro libro Unterland, (Tappeiner Verlag 1989) riferiscono di eventi incredibili: „Dopo un inverno con temperature insolitamente elevate, la fioritura dei fruttiferi avvenne nella Bassa Atesina già nel corso del mese di gennaio 1196, mentre negli anni 1355, 1364, 1699 e 1708 era possibile attraversare il fiume Adige ghiacciato; nel 1540 il primo vino poteva essere offerto già il 25 luglio; il 27 Settembre 1579 i grappoli ancora immaturi congelarono sotto una spessa coltre di neve; il 9 maggio del 1816 nevicava ancora, le viti fiorirono in agosto e la maturazione non venne portata a termine; nel 1822 la vendemmia ebbe luogo già durante il mese di agosto.“
Die Veränderung liegt, so die Klimaforscher, nicht bei den Extremsituationen selbst, sondern bei deren Häufigkeit. Eine neue, besondere Herausforderung.
La novità secondo i climatologi non consiste negli avvenimenti eccezionali, ma nell’aumento della loro frequenza. Una nuova, particolare sfida.
Danke, lieber Armin, für Deinen Blog, der wie immer eine Lehrstunde in Sachen Weinbau ist. Was den heurigen Winter betrifft, so befürchte ich, dass durch den mangelnden Frost nicht genügend Ungeziefer (oder besser Geziefer, da das ja alle irgendwie nützliche Lebewesen sind) erfroren sind und wir da manche Überraschung erleben werden. Was den Schnee in dicken schweren Massen in der Höhe über 1.300 m betrifft, so besteht bei der Wärme und dem dadurch schnelleren Abtauen wieder Hochwassergefahr für die Ebenen – dank des schnellen Abflusses durch die Bachregulierungen. Aber hoffen wir in beiden Fällen das Beste!
Herzliche Grüße
Andreas
Grazie caro Armin per il tuo blog che è sempre anche una lezione di viticoltura. Circa questo inverno temo che a causa della mancanza di gelo non siano morti per congelamento abbastanza i parassiti e che vedremo delle sorprese. Per quello che concerne le masse enormi di neve sopra i 1.300 m di altitudine c’è il pericolo che con il calore si sciolga in fretta e causi pericolo di inondazioni per il fondovalle, grazie al deflusso accellerato in seguito alla sistemazioni idrauliche dei torrenti. Ma continuamo a sperare in tutti e due casi!
Cordiali saluti
Andreas
Stimmt, lieber Andreas, viele Schädlinge und Krankheitserreger werden nicht erfroren sein. Dafür aber ertrunken. 😉
È vero, caro Andreas, tanti patogeni non saranno morti per congelamento. Ma annegati sì. 😉