Fiorenzo Sartore: Vini industriali e altre definizioni — Industrielle Weine und andere Definitionen

unitá

Mit so einer Resonanz auf die vordergründig einfachen Frage „Wo ist die Grenze zwischen handwerklich und industriell?“ habe ich eigentlich nicht gerechnet. Nach den vielen Stellungnahmen anderer wird sich so mancher gefragt haben, wie mein Standpunkt zum Thema lautet. Mehr oder weniger kann ich mich in jedem der in den Kommentare geäußerten Definitionen bzw. Parametern wiederfinden. Das spricht weniger gegen mich als für die Ausgewogenheit und Vollständigkeit der Kommentare. Tatsache ist, dass wenn wir handwerklich oder industriell vernehmen, sehr wohl wissen, in welche Richtung der Produzent bzw. sein Wein gedreht sind, wo er sich aber genau auf der „handwerklich-industriell“-Skala befindet, wird wohl weiterhin der persönlichen Einordnung überlassen bleiben.

Non mi aspettavo veramente una tale risonanza alla mia apparentemente semplice domanda  „Dov’è il confine tra l’artigiano ed l’industriale„. Dopo le numerose prese di posizioni qualcuno si sarà anche posto la domanda, che cosa ne penso io. Più o meno mi ritrovo in tutte le definizioni e parametri espresse nei commenti. Con questo voglio anche apprezzare il fatto che i commenti erano molto completi e equilibrati. Il fatto è che quando percepiamo artigianale o industriale sappiamo in che direzione è orientato il produttore o il suo vino ma dove questi sono esattamente localizzati sulla scala di misura artigianale-industriale rimarrà giudizio personale. 

Ich danke Fiorenzo Sartore, dass er mir seinen Beitrag zum Thema vollinhaltlich überlässt. Er fasst das Dilemma zum Thema so treffend zusammen, dass ich es meinen deutschsprachigen Lesern nicht vorenthalten will.

Ringrazio Fiorenzo Sartore  per avermi dato a disposizione il suo articolo sul tema. Egli riassume in modo tanto calzante il dilemma che non voglio celarlo davanti ai miei lettori di lingua tedesca.

A volte ritornano. Vini industriali e altre definizioni

Nei luoghi sociali dove discuto di vino, che ormai sono il mio bar sport virtuale, è tornato di moda un argomento di tipo carsico, che ogni tanto riemerge, ritrovando popolarità. Al punto che qualcuno s’è chiesto lecitamente: ma ancora ne parliamo?

Tutto nasce (o rinasce) da un post, poi ripreso su Facebook, scritto da Armin Kobler, produttore altoatesino, in cui si domanda: che cos’è esattamente un vino industriale? Quando un produttore, una cantina, si possono definire “industriali”? La risposta non si riesce ad articolare in modo breve, anche se farebbe molto piacere: ecco perché, rispondendo alla domanda, per l’amore della brevità ma anche del paradosso, io ho detto che un produttore industriale si riconosce (rispetto ad un artigiano) con uno sguardo. Quanto tempo richieda questa presa di visione, poi, è un altro discorso. Durante tale osservazione io uso alcuni parametri, che sono fatalmente i miei e possono non essere di un altro, ma comunque, eccoli: un produttore artigianale ha un’estensione del vigneto limitata – sotto i cinque ettari è un turboartigiano, tra i dieci e i venti resta un piccolo produttore, sopra i cinquanta si entra nella modalità “parliamone”. Un artigiano va fisicamente nel vigneto a lavorare e traffica in cantina con tubi pompe filtri e botti. Il produttore artigiano presenta volentieri una conduzione familiare dell’azienda: due coniugi, i figli, i nonni, eccetera. L’artigiano è quello che incontri, con ogni probabilità, visitando la cantina. Ma l’aspetto significativo della vicenda non sta nelle risposte possibili alla domanda. Sta, semmai, nella domanda stessa. Perché è importante definire chi sia industriale, e chi sia artigiano? Perché la definizione di “industriale del vino” contiene inevitabilmente un’accezione negativa riferita alla qualità del prodotto. E non c’è nessuno (industriale, o no) disposto ad ammettere il rischio.

Ci sarebbe, poi, un’altra famiglia (numerosa) di parametri, che stavolta attengono allo stile produttivo. Quindi è definibile artigiano chi non esagera con l’uso di chimica in vigna e in cantina, chi cioè è associabile alla filosofia dei cosiddetti vini naturali – e questo apre un altro vaso di Pandora di infinite possibili discussioni: non esiste un produttore incline a definire “innaturale” il suo vino, quindi anche su quel termine la polemica è abbastanza fiera.

Queste parole che dovrebbero asetticamente definire la dimensione imprenditoriale di un produttore, sono mentalmente associate al livello qualitativo del prodotto. Tuttavia è appena il caso di precisare che questa associazione è forzosa, siccome esistono legioni di artigiani che fanno vini discutibili, ed industriali che distribuiscono vini in tirature (appunto) industriali, ma impeccabili. E allora? Ci si appropria di parole per descrivere uno status che non ha a che fare con il vino sul piano della sua qualità; parole che servono ad inviare un messaggio (“io sono in un certo modo, quindi il mio vino è migliore”). In una congiuntura di mercato come questa, poi, possiamo scommetterci che non c’è nessuno che voglia solo vagamente ammettere una diminuzione, pure se in termini di immagine, del suo prodotto. Per questo motivo, sempre per amore del paradosso, potremmo dire che in Italia, in questo momento, non esiste nessun industriale del vino: si definiscono tutti “contadini”, “artigiani”, “piccoli produttori”. E ovviamente fanno vini più o meno “naturali”. E la cosa buffa è che la soluzione del problema la conosciamo tutti: bisogna vedere, di volta in volta, cosa c’è nel bicchiere per valutare la qualità di un vino, prescindendo da quei termini. Ma è esattamente il genere di pratica che dimenticheremo dieci secondi dopo averlo ammesso. E ricominceremo a chiederci se quel certo produttore non sia un industriale, o faccia vini naturali.

Le parole sono suggestive, ma nel caso non bastano a dire come stanno davvero le cose. Ci tocca verificare. Tuttavia, ammettiamolo: la discussione da bar sport non passerà mai di moda. Nel dirlo voglio precisare che io non sono estraneo a questo modo un po’ sommario di liquidare certi produttori, infatti uso volentieri la qualifica di “industriale” per chi produce in modo (appunto) industriale. Ma il giudizio sul suo vino lo fornisco dopo averlo assaggiato.

[L’immagine ritrae la vendemmia di merlot nel vigneto di Armin Kobler. Che secondo me è un artigiano, ma non fa, tecnicamente, vini naturali. Appunto, è complicato]

Manchmal kommen sie zurück. Industrielle Weine und andere Definitionen

An den sozialen Orten, wo ich über Wein diskutiere und welche inzwischen zum meinem Dorfgasthaus geworden sind, ist ein „karsisches“ Argument wieder zur Mode geworden, d.h. eines, das immer wieder auftaucht und dabei auch wieder eine gewisse Beliebheit erlangt. So dass sich so mancher aus gutem Grund fragt: sprechen wir immer noch darüber?

Alles beginnt (oder beginnt wieder) mit einem später auch auch Facebook wiederaufgenommen Blogbeitrag von Armin Kobler, einem Südtiroler Produzenten, in welchem gefragt wird: Was ist genau ein industrieller Wein? Wann kann sich ein Produzent, eine Kellerei sich „industriell“ definieren? Die Antwort lässt sich nicht kurz und bündig artikulieren, auch wenn es uns gefallen täte: Deshalb habe ich geantwortet, der Kürze und der Widersprüchlichkeit willen, dass man den industriellen Produzenten gegenüber dem handwerklichen auf einen Blick erkennt. Wie viel Zeit man für diese Beobachtung braucht ist dann ein anderes Kapitel. Während dieser Beobachtung benutze ich einige Parameter, welche halt die meinen und vielleicht nicht diejenigen der anderen sind: ein handwerklicher Produzent hat eine begrenzte Weinbaufläche zur Verfügung – unter fünf Hektar ist er ein Turbohandwerker, zwischen zehn und zwanzig bleibt er ein kleiner Produzent, über fünfzig beginnt der Modus „darüber müssen wir reden“. Ein Handwerker geht tatsächlich in den Weingarten um zu arbeiten und werkelt im Keller mit Schläuchen, Pumpen, Filter und Fässer. Ein handwerklicher Erzeuger verweist häufig auf eine familiäre Führung des Betriebes: zwei Eheleute, die Kinder, die Großeltern, usw. Der Handwerker ist jener, den man mit großer Wahrscheinlichkeit antrifft, wenn man die Kellerei besichtigt. Das Bezeichnende der Thematik sind aber nicht die Antworten sondern es ist wenn überhaupt die Frage selbst. Warum ist es denn wichtig zu definieren, wer handwerklich und wer industriell arbeitet? Warum beinhaltet die Definition „Weinindustrieller“ einen unvermeidlichen negativen Beigeschmack was die Weinqualität betrifft? Und es gibt keinen (industriell oder nicht), der die Verwendung des Ausdrucks zulassen würde.

Es gäbe dann noch eine zahlreiche Gruppe an Parametern, welche den Herstellungsstil betreffen. Deshalb ist jener als handwerklich definierbar, der beim Einsatz von Chemie im Weingarten und im Keller nicht übertreibt, der sich also der Philosophie der Naturweine nähert – und das öffnet eine weitere Dose der Pandora an unendlichen Diskussionen: es gibt keinen Produzenten, der dazu neigt, seinen Wein als „unnatürlich“ zu bezeichnen, deshalb ist auch diesbezüglich Polemik angesagt.

Diese Worte, welche eigentlich wertfrei die Betriebsform charakterisieren sollten, werden im Kopf mit dem Qualitätsniveau der Produkte verbunden. Trotzdem muss gesagt werden, dass dieser Zusammenhang bemüht ist, nachdem es Legionen von Handwerkern gibt, welche diskutable Weine produzieren und Industrielle, welche Auflagen in tatsächlich industriellen Mengen herstellt, die aber einwandfrei sind. Und was jetzt? Man verwendet Worte, um einen Zustand zu beschreiben, der mit der eigentlichen Weinqualität nichts zu tun hat; Worte, die eine Botschaft überbringen sollen („ich bin dieser Art und deshalb ist mein Wein besser“). Darüber hinaus, gerade bei der herrschenden Konjunktur, kann man darauf wetten, dass niemand nicht einmal ansatzweise einer Minderung seine Produktes, auch nicht des Ansehens, zugeben will. Deshalb, immer des Paradoxum willens, kann man sagen, dass es Italien in diesem Moment keinen industriell hergestellten Wein gibt: alle bezeichnen sich als „bäuerlich“, „handwerklich“, als „kleiner Produzent“. Und natürlich machen sie mehr oder weniger „natürliche“ Weine. Und das komische daran ist, dass wir alle die Lösung kennen: man muss von Fall zu Fall schauen, was im Glas ist, um die Qualität des Weines zu bewerten, unabhängig von den Begriffen. Aber es ist genau jene Vorgangsweise, die wir zehn Sekunden nachdem wir sie zugegeben haben, vergessen. Und uns fragen, ober der Produzent ein handwerklicher oder ein industrieller ist, oder ob er Naturweine produziert.

Die Worte sind beeindruckend, aber sie sind nicht ausreichend, um zu beschreiben, wie die Dinge stehen. Wir müssen hinterfragen. Geben wir es aber zu: die Stammtischdiskussionen werden nie außer Mode geraten. Damit will ich auch anmerken, dass diese pauschalisierende Kategorisierung auch mir nicht fremd ist um bestimmte Produzenten zu erledigen. In der Tat benutze ich gerne die Bezeichnung „industriell“ für jene Produzenten, die eben industriell arbeiten. Die Bewertung des Weines liefere ich aber nachdem ich ihn gekostet habe.

[Das Bild zeigt die Merlotlese im Weingarten von Armin Kobler. Der meiner Meinung nach ein Handwerker ist, aber er macht nicht, technisch gesehen, Naturweine. Genau, es ist kompliziert]

7 Gedanken zu „Fiorenzo Sartore: Vini industriali e altre definizioni — Industrielle Weine und andere Definitionen

  1. Pingback: Vite spericolate: definire una volta per tutte il vino industriale e quello artigianale. MagariChe Tipo Di Vino | Che Tipo Di Vino

  2. Ho sempre premesso che non sono un giurista, ma la differenza tra impresa artigianale e industriala è sancita dalla legge, e questo è un fatto. Il problema è se la legge consenta all’agricoltore di iscriversi all’albo artigiani, ma questo mi aspetto che lo sappiate voi.

    Ich habe immer gesagt, dass ich kein Jurist bin, aber der Unterschied zwischen einem Handwerks- und einem Industriebetrieb ist vom Gesetz definiert und das ist eine Tatsache. Die Frage ist, ob es für einen Landwirt möglich ist, sich in das Vereichnis der Handwerker einzutragen, aber das erhoffe ich von euch zu erfahren.

    • Grazie Nic per l’esauriente definizione che sta dietro al link.
      Comunque le aziende agricole hanno la loro legislazione specifica, dove non conta la grandezza.
      L’azienda agricola resta tale, anche se trasforma i prodotti da essa coltivata, vedi il commento di Vittorio.

      Danke Nic für die ausführliche Definition, welche sich hinter dem Link befindet.
      Die Landwirtschaftsbetriebe haben aber ihre eigenen Gesetze wo die Größe nicht das Kriterium ist.
      Jedenfalls bleibt ein Landwirtschaftsbetrieb ein solcher auch wenn er seine Produkte verarbeitet, siehe den Kommentar von Vittorio.

  3. Credo, se ben ricordo dai miei studi all’istituto agrario, che l’unica distinzione si faccia sul termine azienda agricola. Una cantina per essere un‘ az. agricola deve coltivare un fondo/i a vigneto e la sua attività connessa (produrre vino) ha l’obbligo di trasformare uva proveniente in prevalenza dai fondi coltivati (si conteggiano anche i fondi in affitto). Non vorrei sbagliare ma le aziende agricole devono produrre vino con un minimo di 50 % di uve direttamente coltivate dall’imprenditore agricolo.
    Poi la legge prevede le altre tipologie di soggetti che possono produrre vino (cooperative, aziende vinicole, aziende imbottigliatrici…).
    A rigor di logica un’azienda che produce vino da 1.000 ha di vigneto è un azienda agricola e magari può iscriversi alle associazioni di vignaioli.
    Queste sono le uniche distinzioni per legge che io ricordi.
    Ciao
    Vittorio Merlo

    Ich glaube, sollte mich meine Erinnnerung an die Schulzeit an der landwirtschaftlichen Lehranstalt nicht täuschen, dass es einen unterschied im Bezug auf die Bezeichnung Landwirtschaftsbetreib gibt. Damit eine Kellerei ein landwirtschaftlicher Betrieb ist, muss sie ihre Weingärten bearbeiten und die Mehrheit der verarbeiteten Trauben müssen aus eigener Produktion stammen (gepachtete Gründe gehören dazu). Ich hoffe nicht falsch zu liegen, aber die Landwirtschaftsbetreibe müssen den Wein aus mindestens 50 % von ihnen selbt angebauten Trauben machen.
    Zusätzlich sieht das Gesetz vor, dass andere Arten von Betrieben Wein produzieren (Genossenschaften, Weinhändler, Abfüllbetriebe, …). Wenn man es logisch betrachtet, ist ein Betreib mit 1.000 Ha Weinbau ein Landwirtschaftsbetreib und kann sich vielleicht auch bei der Vereinigung der Winzer einschreiben.
    Das sind die einzigen gesetzlichen Unterschiede, an die ich mich erinnere.
    Servus
    Vittorio Merlo

  4. Intendevo la distinzione generica tra artigianato e industria, senza particolare riferimento alla produzione vitivinicola. Non essendo giurista non saprei se l’azienda agricola (magari famigliare) goda di una legislazione a sè stante svincolata dalle due sopra. In particolare non mi è chiaro se l’azienda agricola abbia come perimetro solo la produzione di uva o se copra anche la trasformazione in vino (imbottigliamento, distribuzione, vendita ecc..). Navigando in internet sull’argomento si trova di tutto di più, poi sull’affidabilità delle informazioni riportate non metto la mano sul fuoco. La mia impressione è che i paletti ci siano. Però ho anche la sensazione che la menzione „industriale“ abbia per la stragrande mmaggioranza dei consumatori un’accezione sostanzialmente negativa, per cui dubito che venga fatta chiarezza sul tema. Chi comprerebbe mai una bottiglia con scritto in etichetta „Vino Industriale“?

    Ich meinte die generelle Unterscheidung zwischen Handwerk und Industrie, ohne besonderen Bezug auf die weinbauliche Produktion. Nachdem ich kein Jurist bin, wüsste ich nicht, ob ein Landwirtschaftsbetrieb (eventuell ein Familienbetrieb) einer eigenen Gesetzgebung untersteht. Im Besonderen ist mir nicht klar, ob ein Landwirtschaftsbetrieb nur Trauben produzieren kann oder auch die Verarbeitung (Füllung, Verteilung, Verkauf usw.) inbegriffen ist. Im Netz findet man zum Thema alles mögliche, die Zuverlässigkeit dieser Informationen kann ich aber nicht beurteilen. Mein Eindruck ist aber, dass es die Abgrenzungen gibt. Ich habe aber den Eindruck, dass die Bezeichnung „industriell“ bei der übergroßen Mehrheit der der Konsumenten einen negativen Eindruck hinterlässt, weswegen ich zweifle, dass Interesse an der Klärung des Sachverhalts besteht. Wer würde schon eine Flasche kaufen, auf deren Etikette „Industriewein“ steht?

    • Scusa Nic, ma quando dicevi con espressa convinzione all’inizio: „Esiste una differenza giuridica tra azienda artigianale e industriale. Il perimetro è definito con precisione dalla legislazione in vigore“ io, e probabilmente anche gli altri lettori, attendavamo un prova concreta. Avere „l’impressione che i paletti ci siano“ mi sembra troppo poco per un affermazione del genere.

      Entschulige Nic, aber als Du anfangs geschrieben hast, „Es gibt einen juridischen Unterschied zwischen einem Handwerks- und einem Industriebetrieb. Die Grenze ist präzis vom gültigen Gesetz definiert“ dann habe ich und wahrscheinlich auch die anderen Leser sich konkrete Beweise erhofft. „Mein Eindruck ist aber, dass es die Abgrenzungen gibt“ scheint mir zu wenig zu sein, um do eine Äußerung von sich zu geben.

  5. Armin, scusa se mi ripeto. Al di là dell’idea romantica o meno che ognuno ha dei termini, la differenza tra azienda artigianale e industriale è sancita dalla legislazione vigente in materia. Automaticamente ne deriva la definizione di vino artigianale o industriale. Se (come pare dal tenore generale dei commenti) questa informazione rappresenta un valore aggiunto sia per il produttore che per il consumatore, allora sposo la proposta di Mirco Mariotti di inserirlo in etichetta. Magari in sostituzione dell’ambiguo „imbottiglia da o in origine da“…

    Armin, entschuldige, wenn ich mich wiederhole. Jenseits der mehr oder weniger romantischen Idee, welche jeder hinsichtlich dieser Ausdrücke hat, ist der Unterschied zwischen einem Handwerks- und einem Industriebetrieb vom geltenden Gesetz geregelt. Automatisch wird davon handwerklicher oder industrieller Wein abgeleitet. Wenn (wie ich es aus den Kommentaren herauslese) diese Information einen Zusatzwert, sei es für den Produzenten wie den Konsumenten, ergibt, dann unterstütze ich den Vorschlag von Mirco Mariotti, sie auf der Etikette anzuführen. Vielleicht statt dem zweideutigen „abgefüllt von oder für“…

    • Ciao Nic,
      non ti devi scusare per la presunta ripetizione. Però mi pare strano, che il legislatore abbia usato per la produzione vinicola il termine artigianale ed industriale. Va bene che mi occupo di legislazione vitivinicola il meno possibile, però questi termini non li ho finora trovati nei testi o comunque non mi sono mai saltati agli occhi finora. In ogni caso quali sono i criteri su cui si base la legge nella distinzione delle due realtà?

      Hallo Nic,
      Du musst Dich nicht wegen einer vermeintlichen Wiederholung entschuldigen. Es kommmt mir aber eigenartig vor, dass der Gesetzgeber hinsichtlich der Weinproduktion die Ausdrücke handwerklich und industriell verwendet. Gut, ich kümmere mich um Weingesetzgebung nur so wenig wie unbedingt notwendig, aber dass mir diese beiden Ausdrücke nie aufgefallen sind? In jedem Fall, welche sind die Kriterien, die das Gesetz zur Unterscheidung der beiden Betriebsformen verwendet?

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