Vergangenen Samstag haben wir den letzten verbliebenen Weingarten fertig geschnitten. Eigentlich eine ganz normale, weil vorhersehbare Arbeit im Jahresverlauf. Aber nachdem ich ja schon seit längerem nicht mehr im Versuchszentrum arbeite und mit Mai 2015 auch mein Engagement in der Gemeindepolitik beendet habe, bin ich heuer erstmals dazugekommen, beim Schnitt aller Rebanlagen dabei zu sein. Zwe Monate waren wir fast ununterbrochen — das niederschlagsfreie Wetter ließ es zu — in den einzelnen Weingärten unterwegs. Eine Arbeit, welche auf Dauer hauptsächlich den Unterarm belastet, aber andrerseits auch sehr befriedigend wirkt: es ist keine nur körperliche Arbeit, man gibt schon eine erste Richtung in Hinblick auf Ertrag und Qualität vor, auf jeden einzelnen Rebstock muss eingegangen werden, da keiner wirklich gleich ist, man wir mit der Zeit immer schneller (zumindest komme es einem so vor) und am Ende des Tage sieht man sehr deutlich, was man getan hat.
Sabato scorso abbiamo finito di potare i ceppi dell’ultimo vigneto rimasto. Di solito un lavoro normale nel corso dell’annata agricola in quanto prevedibile. Ma siccome da quando non lavoro più nel Centro sperimentale Laimburg e dopo aver concluso il mio impegno nella politica comunale nel maggio scorso, quest’anno sono riuscito la prima volta a partecipare alla potatura di tutti i vigneti. Favoriti dal tempo privo di precipitazioni abbiamo potato per due mesi quasi senza alcuna interruzione. È un lavoro che a lungo andare grava soprattutto sull’avambraccio che però dà anche soddisfazione: Non è un lavoro esclusivamente manuale, è un passo importante nel definire il rapporto resa/qualità, ogni singolo ceppo va trattato a modo suo perché nessuno è uguale all’altro, col tempo si diventa sempre più veloci (almeno pare così) e alla fine della giornata si vede bene cosa si ha fatto.